JONATHAN (...) Dozzine di volte ho visto la donna sbagliata distruggere un uomo, proiettare un'ombra perniciosa sul suo animo, spegnerne la decenza e la creatività. Guai a minimizzare l'impatto di una femmina distruttiva.
Tutto ciò che delle mie letture mi incuriosisce, mi emoziona, mi fa arrabbiare, mi fa sorridere, mi porta via, mi resta addosso per tanto tempo. Come la forma dell'intreccio della paglia. A gambe nude, d'estate.
domenica 7 aprile 2013
Da "Don Giovanni", di Dan Fante (Edizioni Spartaco, 2009)

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domenica 24 marzo 2013
Da "Il codice da Vinci", di Dan Brown (Mondadori, 2009)
Nonostante l'oscurità, Langdon aveva percepito la loro sorpresa e aveva provato dentro di sé un calore familiare. Era il motivo per cui insegnava. "Come vedete, c'è un ordine sotto l'apparente caos del mondo. Quando gli antichi hanno scoperto phi, erano certi di avere trovato uno dei mattoni usati da Dio per la costruzione del mondo e avevano venerato la natura per questa sua caratteristica. E possiamo capirne la ragione. La mano di Dio è evidente nella natura e ancora oggi esistono religioni pagane che adorano la Madre Terra. Molti di noi celebrano la natura come i pagani, ma non lo sanno. Il Calendimaggio ne è un esempio perfetto, la festa della primavera, la terra che ritorna alla vita per darci i suoi frutti. La misteriosa magia della proporzione divina è stata scritta all'inizio dei tempi, l'uomo si limita a giocare secondo le regole della natura, e poiché l'arte è il tentativo umano di imitare la bellezza della mano del Creatore, questo semestre vedremo molti esempi della proporzione divina."
Nel corso della mezz'ora successiva, Langdon aveva proiettato diapositive di opere d'arte di Michelangelo, Dürer, Leonardo e molti altri, che dimostravano il rigoroso - e intenzionale - rispetto della proporzione divina nella composizione. Langdon aveva mostrato il numero phi nelle dimensioni architettoniche del Partenone, nelle piramidi egizie, e persino nel palazzo newyorkese delle Nazioni Unite. Il numero phi compariva nella struttura delle sonate di Mozart, nella Quinta Sinfonia di Beethoven, oltre che nelle opere di Bartók, Debussy e Schubert. Il numero phi, aveva spiegato, era stato anche usato da Stradivari per calcolare la posizione esatta dei fori nella costruzione dei suoi famosi violini.
(...) "Ancora un'osservazione. Oggi abbiamo solamente sfiorato Leonardo, ma questo semestre lo incontreremo ancora molte volte. Leonardo era notoriamente devoto alle antiche tradizioni della dea. Domani vi mostrerò il suo affresco L'Ultima Cena, che è uno dei più stupefacenti tributi al femminino sacro che si possa incontrare."
"Scherza?" aveva chiesto qualcuno. "Pensavo che L'Ultima Cena riguardasse Gesù!"
Langdon gli aveva strizzato l'occhio. "Ci sono simboli nascosti in luoghi che non riuscireste mai a immaginare."

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domenica 17 marzo 2013
domenica 10 marzo 2013
Da "Venuto al mondo", di Margaret Mazzantini (Mondadori, 2008, ebook)
Esco sul terrazzo, guardo il solito. Il palazzo dirimpetto al nostro, le persiane accostate. Il bar con l'insegna spenta. C'è il silenzio della città, polvere di rumori lontani. Roma dorme. Dorme la sua festa, il suo pantano. Dormono le periferie. Dorme il papa, le sue scarpe rosse sono vuote.

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domenica 3 marzo 2013
Da "Amore e sesso fantareale", di AA. VV. (Omero Editore, 2010)
da Edward di Twilight
di Alessio Cappelli
Edward di Twilight,
amore mio, vieni il prima possibile, ti prego. Mio padre è un mostro e non vuole che vado a vedere il film dove ci sei te. Lo odio. Vieni, ti scongiuro, e aiutami. Ti dico subito dove sto. Tu arrivi a Roma, fai la Prenestina verso fuori, prendi il 112, o il Largo Preneste.

domenica 24 febbraio 2013
Da "La bellezza e l'inferno - Scritti 2004-2009", di Roberto Saviano (Mondadori, 2009)
da Il pericolo di leggere
Scrivere, in questi anni, mi ha dato la possibilità di esistere. (...) Se qualcuno ha sperato che vivere in una situazione difficilissima potesse indurmi a nascondere le mie parole, ha sbagliato. Non le ho nascoste, non le ho perdute. (...) Scrivere, non fare a meno delle mie parole, ha significato non perdermi. Non darmi per vinto. Non disperare.
(...) Sono gentilissimi, organizzatissimi. Però ti trattano con dei guanti che non sai se sono da cerimonia o da artificieri. E tu non capisci se sei più un pacchetto regalo o un pacco-bomba.
(...) Però puoi scrivere. Devi scrivere. Devi e vuoi continuare.
(...) Bisogno di distruggere tutto ciò che può essere desiderio e voglia: questo è il cinismo. Il cinismo è l'armatura dei disperati che non sanno di esserlo.
(...) Oggi tutte queste idiozie da rancorosi o semplicemente da chi avrebbe tanto voluto avere una qualche visibilità mi fanno quasi ridere, e anzi le conservo in una sorta di stupidario che consiglio di raccogliere a chiunque incorra in un destino simile al mio: emergere, soprattutto al Sud, in un contesto dove il solo diritto di respirare lo devi spesso barattare con la compromissione dell'anima e la castrazione di ogni sogno.
(...) Per me scrivere è sempre il contrario di tutto questo. Uscire. Riuscire a iscrivere una parola nel mondo, passarla a qualcuno come un biglietto con un'informazione clandestina, uno di quelli che devi leggere, mandare a memoria e poi distruggere: appallottolandolo, mischiandolo con la tua saliva, facendolo macerare nel tuo stomaco. Scrivere è resistere, è fare resistenza.
(...) Se ho avuto un sogno, è stato quello di incidere con le mie parole, di dimostrare che la parola letteraria può ancora avere un peso e il potere di cambiare la realtà. Pur con tutto quello che mi è successo, la mia "preghiera", grazie ai miei lettori, è stata esaudita. Ma sono anche divenuto altro da quel che avevo sempre immaginato. Ed è stato doloroso, difficile da accettare, finché non ho capito che nessuno sceglie il suo destino. Però può sempre scegliere la maniera in cui starci dentro.
(...) Ormai non temo più di servirmi di ogni mezzo - tv, web, radio, musica, cinema, teatro -, perché credo che i media, se usati senza cinismo e senza facile furbizia, siano esattamente quel che significa il loro nome. Mezzi che consentono di rompere una coltre di indifferenza, di amplificare quel che spesso già da solo dovrebbe urlare al cielo.
(...) Ecco allora quello che scrive Camus: "Ma l'inferno ha un tempo solo, la vita un giorno ricomincia".
È quello che credo, spero, voglio e desidero anch'io.

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domenica 17 febbraio 2013
Da "Il coperchio del mare", di Banana Yoshimoto (Feltrinelli, 2007)
Il mondo potrà anche non essere perfetto, eppure la perfezione esiste, e si presenta sotto forme semplici, per nulla appariscenti.
domenica 10 febbraio 2013
Da "Era ormai domani, quasi", di Enrico Vaime (Aliberti, 2010)
Si sentirono delle urla bestiali, dicevo. Io, come molti, stavo sdraiato sul divano di casa (una volta le case avevano "il divano". "I divani" - due o addirittura più - arrivarono poi. Il divano un tempo era uno. E stava nel soggiorno che alcuni chiamavano "salotto". C'erano a volte anche due poltroncine a completare la scenografia micro-borghese. Noi avevamo anche un puff).
domenica 3 febbraio 2013
Da "Lo straniero", di Albert Camus (Bompiani, 1999)
Oggi la mamma è morta. O forse ieri, non so. Ho ricevuto un telegramma dall'ospizio: "Madre deceduta. Funerali domani. Distinti saluti". Questo non dice nulla: è stato forse ieri.

domenica 27 gennaio 2013
Da "Se questo è un uomo", di Primo Levi (La Biblioteca di Repubblica, 2002)
da Prefazione
A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che "ogni straniero è nemico". Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all'origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di sillogismo, allora, al termine della catena, sta il Lager.

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domenica 20 gennaio 2013
Da "Il giorno prima della felicità", di Erri De Luca (Feltrinelli, 2011)
Davanti alla porta da difendere c'era una pozzanghera, per una perdita d'acqua. All'inizio del gioco era limpida, potevo vederci di riflesso la bambina ai vetri, mentre la mia squadra attaccava. Non la incontravo, non sapevo com'era il resto del corpo, sotto la faccia appoggiata alle mani. Nei giorni di sole dal mio finestrino arrivavo a risalire a lei attraverso un rimbalzo di vetri. Restavo a guardarla finché non mi lacrimavano gli occhi per la luce. I vetri chiusi delle finestre del cortile permettevano al riflesso con lei dentro di affacciarsi fino al mio angolo d'ombra. Quanti giri faceva il suo ritratto per raggiungere il mio finestrino. Da poco in un appartamento del palazzo era arrivato un apparecchio televisivo. Sentivo dire che si vedevano persone e animali che si muovevano ma senza i colori. Invece io potevo guardare la bambina con tutto il marrone dei capelli, il verde del vestito, il giallo che ci metteva il sole.
domenica 13 gennaio 2013
Da "Una voce di notte", di Andrea Camilleri (Sellerio editore Palermo, 2012)
Arrivò 'n commissariato e, come sempri in quel jorno dell'anno, Catarella gli s'apprecipitò 'ncontro commosso e col vrazzo stinnuto.
"Tanta e tantissima auguranza di tutto cori di longa vitissima e salutissima e filicissima, dottori!".
Montalbano prima gli stringì la mano, po', per un impulso 'mproviso, se lo stringì al petto.
A Catarella spuntaro le lagrime.
Tri minuti doppo che si era assittato nel sò ufficio, s'appresentò Fazio.
"Dottore, auguri vivissimi da parte mia e macari da parte di tutto il commissariato" disse.
"Grazii e assettati".
"Non posso, dottore. Devo raggiungiri il dottor Augello, il quale mi ha detto di farigli gli auguri, al Piano Lanterna".
"Pirchì?".
"Stanotti ci fu un furto con scasso in un supermercato".
"Arrubbaro qualichi detersivo?".

domenica 6 gennaio 2013
Da "Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare", di Luis Sepúlveda (Salani Editore, 1999)
Ai piedi del vecchio ippocastano i quattro gatti iniziarono a miagolare una triste litania, e ai loro miagolii si aggiunsero ben presto quelli degli altri gatti delle vicinanze, e poi quelli dei gatti dell'altra riva del fiume, e ai miagolii dei gatti fecero coro gli ululati dei cani, lo straziante cinguettio dei canarini in gabbia, il garrito delle rondini nei loro nidi, il triste gracidio delle rane, e perfino le grida stonate dello scimpanzè Mattia.
Le luci di tutte le case di Amburgo si accesero, e quella notte tutti gli abitanti si chiesero le ragioni della strana tristezza che improvvisamente si era impadronita degli animali.

domenica 25 novembre 2012
Da "La vera Miss Brodie", di Muriel Spark (Adelphi, 2006)
Fino ad allora le pareti delle aule erano state coperte dai nostri quadretti e dai nostri disegni, da resoconti di viaggio, pagine del "National Geographic", fotografie di animali e uccelli esotici. E adesso arriviamo a quel personaggio in cerca d'autore che è Miss Christina Kay, e alla sua classe dalle pareti piene di riproduzioni di opere antiche e rinascimentali: Leonardo da Vinci, Giotto, Filippo Lippi, Botticelli. Le aveva prese a prestito dal corso di educazione artistica delle superiori, diretto dal bell'Arthur Couling. C'erano anche alcuni pittori fiamminghi e Corot, e perfino un ritaglio di giornale che mostrava la Marcia su Roma di Mussolini.
domenica 11 novembre 2012
Da "Il talento di Mr. Ripley", di Patricia Highsmith (Bompiani, su licenza per Corriere della Sera. Inchieste, 2012)
Era solitario ma non si sentiva solo. Era una sensazione molto simile a quella provata la notte di Natale a Parigi, era la sensazione di trovarsi su una ribalta con tutto il mondo che lo guardava, la sensazione di dover stare costantemente sul chi vive, di essere messo alla prova ogni minuto, perché il minimo errore gli sarebbe stato fatale. Ma era assolutamente certo che non avrebbe fatto errori. Questa certezza dava alla sua esistenza una indefinibile, deliziosa atmosfera rarefatta di purezza simile a quella, riteneva Tom, che deve provare un attore quando sale in scena, conscio di saper recitare una parte meglio di chiunque altro. Era se stesso eppure non era se stesso. Si sentiva libero e senza macchia, per quanto controllasse ogni minima azione.

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mercoledì 7 novembre 2012
Da "La tempesta del secolo", di Stephen King (Sperling & Kupfer, 2005)
da INTRODUZIONE
Mi intimidiva la prospettiva di creare un'intera collettività (l'avevo già fatto in due romanzi, Le notti di Salem e Cose preziose, ed è un'impresa titanica), ma le possibilità che mi venivano offerte erano stimolanti. Sapevo anche di essere arrivato al punto in cui dovevo assolutamente scrivere se non volevo perdere la mia occasione. Le idee articolate, che sono poi la maggioranza, resistono per un discreto lasso di tempo, ma una storia che parte da una singola immagine, che esiste soprattutto in forza della sua potenzialità, è merce assai più deperibile.
Ritenevo che le probabilità che La tempesta del secolo crollasse sotto il proprio peso fossero abbastanza alte, ma nel dicembre 1996 cominciai a scrivere.

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domenica 4 novembre 2012
Da "Il gioco degli specchi", di Andrea Camilleri (Sellerio editore Palermo, 2011)
No, il sogno che aviva appena finuto di fari era sbagliato. Lui non sarebbi mai nisciuto pazzo, ne era certo. Semmai si sarebbi a picca a picca rimbambito, scordannosi macari nomi e facci delle pirsone cchiù care, fino a sprufunnari in una speci di solitudini 'ncoscenti.
Ma che confortevoli pinseri che gli vinivano di primo matino!

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mercoledì 31 ottobre 2012
Da "Gomorra", di Roberto Saviano (Mondadori, 2006)
La tensione diviene una sorta di schermo che si frappone tra le persone. In guerra gli occhi smettono di essere distratti. (...) In guerra tutti i sensi moltiplicano la propria soglia di attenzione, è come se si percepisse più acutamente, si guardasse più a fondo, si sentissero gli odori in maniera più forte. Anche se ogni accortezza non serve a nulla dinanzi alla decisione di un massacro. Quando si colpisce non si bada a chi salvare e chi condannare.

domenica 28 ottobre 2012
Da "Il Piccolo Principe", di Antoine de Saint-Exupéry (Bompiani, 2002)

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mercoledì 24 ottobre 2012
Da "Memorie di un sognatore abusivo", di Paolo Pasi (Edizioni Spartaco, 2009)
Non ho mai capito perché, ma nella vita di uno scrittore c'è sempre qualcosa che rende eroico il fallimento. Forse è la semplice ammissione a chiare lettere del proprio fallimento. Ecco perché ho deciso di tenere uno psicodiario. Il mio fallimento mi appare così smaccato, provocatorio, da esigere una piena confessione dei fatti. A modo mio, però. Eviterò di annotare le date, perché tanto i giorni si assomigliano tutti. Una normalità priva di sbocchi. L'anno è il 2035, la stagione si avvicina all'estate. Fa già molto caldo e la siccità avanza.
Ma cominciamo dai fatti.
Io sogno troppo e, in una Comunità dove i sogni sono tassati, questo significa essere nei guai. Lavoro per quattro soldi e neanche mezza sicurezza, eppure sono un grande contribuente. Nessun modo di fregare il fisco. Ti devi sistemare le ventose prima di addormentarti, e se non lo fai il microchip sottocutaneo segnala alla polizia onirica lo stato di sonno non connesso. Il resto lo fa la macchina collegata, giunta alla sua diciannovesima versione, e quindi ribattezzata X-19. Rileva numero e qualità dei sogni, li trasmette alla Centrale onirica, e ce li restituisce sotto forma di imponibile. Questa notte, per esempio, ho fatto due sogni di categoria A e tre di categoria B. Sono le aliquote più alte.

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