Tutto ciò che delle mie letture mi incuriosisce, mi emoziona, mi fa arrabbiare, mi fa sorridere, mi porta via, mi resta addosso per tanto tempo. Come la forma dell'intreccio della paglia. A gambe nude, d'estate.

domenica 30 giugno 2013

Da "Ti sento, Giuditta e altri racconti", di Piero Chiara (Mondadori, su licenza per I libri del Sole 24 ORE, 2012)




da Il pretendente Menado

Arrivando a San Sebastiano, trovammo che alla fine di agosto era già autunno. Dal caldo di Granada e dal grigio degli ulivi, risalendo a nord, eravamo passati al fresco e al verde cupo dei Paesi Baschi: un verde che si rifletteva sempre meno denso e già venato di rame nelle acque dell'Urumea.
Un taxista ci aveva consigliato un albergo di fronte al mare, a metà di quel cerchio che la spiaggia della Concha disegna tra due promontori, formando un lago tondo, a forma di conchiglia. Dalla finestra vedevo il mare e le sponde verdi che lo chiudevano, i Grands Hôtels chiusi, e la promenade interminabile, coi lampioni monumentali a tre palle in stile Louis Blanc. La pigra vita di San Sebastiano, in quei giorni quasi deserta, l'aspetto fin de siècle della città e il suo lusso decaduto dei tempi di Maria Cristina, ma più ancora il trovarci insieme dopo un così lungo giro, quasi fuggiaschi e complici, fece di noi un gruppo tanto omogeneo che tutti prendevano Yvette e me per buoni coniugi e la vecchia per una cara suocera. Passavamo dalle panche dei giardini alle terrazze coperte dei caffè, calmi e sereni come persone che vedono con tranquilla malinconia finire l'estate e la vacanza.

domenica 9 giugno 2013

Da "Un mese con Montalbano", di Andrea Camilleri (Mondadori, 2011)




da "Par condicio"

Quando Montalbano arrivò fresco di nomina al commissariato di Vigàta, il suo collega, nel fargli le consegne, tra l'altro lo portò a conoscenza che il territorio di Vigàta e dintorni era oggetto di contenzioso tra due "famiglie" mafiose, i Cuffaro e i Sinagra, le quali, volenterosamente, tentavano di mettere fine all'annosa disputa facendo ricorso non alle carte bollate ma a micidiali colpi di lupara.
"Lupara? Ancora?!" stupì Montalbano parendogli quel sistema, come dire, arcaico, in tempi nei quali le mitragliette e i kalashnikov s'accattavano nei mercatini paesani a tre un soldo.
"Per via che i due capocosca rivali sono tradizionalisti" spiegò il collega. "Don Sisìno Cuffaro ha passato l'ottantina mentre don Balduccio Sinagra ha salutato gli ottantacinque. Devi capirli, sono attaccati ai ricordi di giovinezza e la lupara è tra queste care memorie. Don Lillino Cuffaro, figlio di don Sisìno, che ha passato la sissantina, e don Masino Sinagra, figlio cinquantino di don Balduccio, mordono il freno, vorrebbero succedere ai padri e ammodernarsi, ma si scantano dei genitori che sono ancora capaci di pigliarli a schiaffi sulla pubblica piazza."
"Stai babbiando?"
"Per niente. I due vecchi, don Sisìno e don Balduccio, sono persone posate, vogliono andare sempre in parità. Se uno della famiglia Sinagra ammazza a uno della famiglia Cuffaro, ci puoi mettere la mano sul foco che nel giro di manco una simàna uno dei Cuffaro spara a uno dei Sinagra. A uno e uno solo, bada bene."
"E attualmente a quanto stanno?" spiò sportivamente Montalbano.
"Sei a sei" fece serio serio il collega. "Ora il tiro in porta spetta ai Sinagra."

domenica 2 giugno 2013

Da "La crespa Cornelia", di Henry James (Sellerio editore Palermo, 1998)




L'invariabile novità che emanava da ogni cosa all'intorno avrebbe offuscato, a dire il vero, quel buonumore, mettendolo a dura prova; la dimora di Mrs Worthingham, dinanzi alla quale s'era fermato, aveva la lucentezza del denaro nuovo, il bagliore d'una moneta fior di conio che risuona per la prima volta su un bancone, e che per questo sembra meritare, in una transazione, qualcosa di più dell'effettivo valore.