Tutto ciò che delle mie letture mi incuriosisce, mi emoziona, mi fa arrabbiare, mi fa sorridere, mi porta via, mi resta addosso per tanto tempo. Come la forma dell'intreccio della paglia. A gambe nude, d'estate.

martedì 29 ottobre 2013

Da "Il bar sotto il mare", di Stefano Benni (Feltrinelli, 2006)




da PROLOGO

Non so dire se cercassi qualcosa, o se fossi inseguito: ricordo che erano tempi difficili ma io ero, per qualche strana ragione, felice.
Improvvisamente dal sipario del buio uscì un vecchio elegante, vestito di nero, con una gardenia all'occhiello, e passandomi vicino si inchinò leggermente. Mi misi a seguirlo incuriosito. Andavo di buon passo ma faticavo a stargli dietro, perché sembrava che procedesse volando a un palmo da terra, e i suoi piedi non facevano rumore sul legno umido del molo.
Il vecchio si fermò un attimo, tracciando in aria gesti con cui sembrava calcolare la posizione delle stelle. Poi annuì con la testa e prese a discendere una scaletta che dal molo calava nelle acque scure.
- Si fermi signore - gridai - non lo faccia!
Ma il vecchio non mi ascoltò, in breve tempo fu nell'acqua fino alla cintola, e poco dopo scomparve.
Senza indugiare, vestito com'ero, mi tuffai. L'acqua era gelida, e sul fondale melmoso giacevano detriti e cordami. Mi guardai intorno cercando tracce dell'uomo e con mia grande meraviglia vidi, sospesa a pochi metri dal fondo, un'insegna luminosa con la scritta "Bar". Verso di essa si dirigeva tranquillamente, camminando come un palombaro, il vecchio della gardenia. Come in un sogno nuotai anch'io verso quell'insegna che illuminava l'acqua di azzurro.

lunedì 21 ottobre 2013

Da "L'abito di piume", di Banana Yoshimoto (Feltrinelli, 2005)




Alzai lo sguardo verso il cielo azzurro e capii di non essere cambiata affatto da quando ero bambina. Una scoperta di cui mi meravigliai.
Come se nell'animo delle persone, il fulcro da cui scaturiscono i sentimenti non cambiasse mai.

sabato 12 ottobre 2013

Da "Ortiche", di Alice Munro (Einaudi, su licenza per Gruppo Editoriale L'Espresso, 2008)




Mike McCallum era più giovane di mio padre, ma aveva un figlio di un anno e due mesi maggiore di me. Il ragazzo viveva con il genitore in stanze d'albergo e pensioni, dovunque suo padre avesse da fare, e frequentava ogni volta la scuola più vicina. Si chiamava anche lui Mike McCallum.
Conosco esattamente la sua età perché quella è una cosa di cui i bambini si informano subito, uno degli elementi base su cui negoziare la possibilità di un'amicizia.