Tutto ciò che delle mie letture mi incuriosisce, mi emoziona, mi fa arrabbiare, mi fa sorridere, mi porta via, mi resta addosso per tanto tempo. Come la forma dell'intreccio della paglia. A gambe nude, d'estate.

domenica 7 aprile 2013

Da "Don Giovanni", di Dan Fante (Edizioni Spartaco, 2009)




JONATHAN (...) Dozzine di volte ho visto la donna sbagliata distruggere un uomo, proiettare un'ombra perniciosa sul suo animo, spegnerne la decenza e la creatività. Guai a minimizzare l'impatto di una femmina distruttiva.


(...)

JONATHAN Quando mi taglieranno la gamba, il dottore mi troverà una di quelle spille dei weight watchers, quelle che si attaccano al bavero con su scritto: "Ho perso venti libbre, chiedetemi come". Non c'è niente di buono a esser vecchio e cieco, ragazzo mio. Non invecchiare. E non diventar cieco.

(...)

JONATHAN (afferrandosi a Bruno mentre si sta alzando e spingendolo indietro sulla sedia) Era giugno, ragazzo. Ci impiegammo quattro giorni coi pollici bene in vista per arrivare qui su quella che poi sarebbe diventata la Route 66. Ralph se la filò a Glendale, a stare da una zia e a guidare il furgone di una lavanderia. Io avevo diciannove anni, o forse ne avevo appena fatti venti. Avevo dodici dollari, una valigia, una macchina per scrivere e due paia di pantaloni. Tre mesi dopo H.L. Mencken pubblicò il mio primo racconto sul Mercury. Il primo assegno fu di 231 dollari. Una fortuna dannata. Con quei soldi ci campai dei mesi... (quasi in lacrime) Il più potente direttore d'America scambiava lettere con me. Mencken diventò il mio mentore. E ora lo dirò: io lo veneravo, quell'uomo.

BRUNO Ricordo papà. Ce l'hai già detto.

JONATHAN Taci! Le recensioni furono stupefacenti. Gli editori dicevano che la mia roba pareva quella di Sherwood Anderson. Un opinionista dell'Examiner disse che ero meglio di Steinbeck. Il nuovo Hemingway. Ma dopo fu dura. Passano sei mesi. Un anno. Io inizio un romanzo, lo butto via. Poi un altro. E un altro... Ricordo, è agosto, un caldo tremendo ogni giorno, sono a pezzi, quasi alla fame. Tua nonna ogni settimana mi manda da Denver metà dei soldi messi da parte per la spesa. Io me ne sto laggiù in centro, incollato a Bunker Hill in quella squallida stanza d'affitto ad Asta Vista vicino alla Angel's Flight, con mesi di arretrati da pagare. Il rumore di quel dannato tram che sferraglia su e giù per la collina mi tiene sveglio tutta la notte... Ma, grazie a Dio, la mia vita ha uno scopo: sto scrivendo. E le lettere di Mencken mi spingono ad andare avanti. Per quanto ne so, il direttore dell'American Mercury, H.L. Mencken, è Mosè, è Cristo in persona... Io sto alla macchina per scrivere otto, dieci ore al giorno. Qualsiasi cosa quel grand'uomo mi consigli, io la faccio... "L'arte richiede rinunce, Dante! Sacrificio! Faccia in modo che i rifiuti e gli scoramenti siano il carburante che accende la sua passione. Diventi la fiamma azzurra brillante - resti concentrato sul suo obiettivo. Arda. Arda. Arda. E non scenda mai a compromessi. Mi creda, uno scrittore deve sapere che ciò che scrive cambierà il mondo".

2 commenti:

  1. gran bel libro, commovente e sincero ... insieme ad angeli a pezzi, il mio preferito di dan

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  2. Hai ragione, soprattutto nel definirlo un libro sincero. Un breve spaccato di vita di una famiglia, in cui però si vede tutto.
    Non ho ancora letto "Angeli a pezzi", ma lo cercherò.

    Grazie chand, e buona domenica!
    Daria

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