Tutto ciò che delle mie letture mi incuriosisce, mi emoziona, mi fa arrabbiare, mi fa sorridere, mi porta via, mi resta addosso per tanto tempo. Come la forma dell'intreccio della paglia. A gambe nude, d'estate.

domenica 14 ottobre 2012

Da "La vita segreta delle api", di Sue Monk Kidd (Mondadori, 2007)




Di notte, nel mio letto, guardavo lo spettacolo delle api che si insinuavano nelle fessure delle pareti e volteggiavano nella camera con quel loro ronzio acuto da elica che vibrava sulla mia pelle. Osservavo le ali brillare come pulviscolo di cromo nel buio e sentivo crescere nel cuore la malinconia. Mi commuoveva profondamente quel loro volare, senza neppure cercare un fiore, soltanto per sentire il vento.

(...)

Il giovedì pomeriggio in genere si vendevano molte pesche, perché le donne le compravano per la crostata della domenica, e invece non si fermò un'anima.
T. Ray mi impediva di portare libri, e se io riuscivo a nasconderne uno dentro la camicetta, ad esempio Orizzonti perduti, qualcuno, tipo la signora Watson della fattoria vicina, quando lo incontrava in chiesa gli diceva: "Ho visto sua figlia alla bancarella tutta presa dalla lettura. Deve essere orgoglioso di lei". E lui mi massacrava di botte.
Ma che razza di persona è una contraria alla lettura?

(...)

Rosaleen trascinò uno sgabello davanti al televisore e si sedette, facendolo scomparire sotto di sé. Protesa verso l'apparecchio, sollevò un lembo della gonna e se lo avvolse intorno alle mani.
"Che succede?" chiesi, ma lei era talmente presa dagli eventi che neppure mi rispose. Sullo schermo, il Presidente firmava un foglio, cambiando almeno dieci penne stilografiche per portare a termine il compito.
"Rosaleen..."
"Sssst" rispose lei, sollevando la mano.
Dovetti apprendere la notizia dal tizio alla TV. "Oggi, 2 luglio 1964, il Presidente degli Stati Uniti ha firmato l'Atto sui Diritti Civili nella Sala Orientale della Casa Bianca..."
Lanciai un'occhiata a Rosaleen, che se ne stava seduta a scrollare la testa. "Dio ci aiuti" mormorò con aria incredula e felice, l'aria di chi, alla televisione, azzecca la Domanda da sessantaquattromila dollari.

(...)

"Ehi, guardate chi arriva" gridò l'uomo. "Dove te ne vai, negra?"
In lontananza si udì uno scoppiettio di petardi. "Continua a camminare" sussurrai. "Non dargli retta."
Ma Rosaleen, che aveva meno sale in zucca di quel che pensavo, rispose con il tono di chi spiega qualcosa di molto difficile a un bambino dell'asilo. "Vado a iscrivermi nelle liste elettorali, ecco dove vado."

(...)

Rosaleen salì in automobile e scivolò sul sedile. Io la seguii, mettendomi al suo fianco.
La portiera si chiuse. Tanto adagio che non sentii che un lieve sbuffo d'aria, e questa fu la stranezza: come un suono tanto lieve potesse investire il mondo intero.

(...)

Impossibile, per un bambino, avere entrambi i genitori che non gli vogliono bene. Uno può darsi, ma tutti e due no, assolutamente.

(...)

"Le dispiace aprirmi le bottigliette di Coca-Cola?" domandai, e mentre lui tornava in cucina lasciai cadere il tabacco Red Rose nella sacca, che chiusi con la cerniera.
Rosaleen era stata picchiata, non aveva mangiato, aveva dormito sulla nuda terra, e chi poteva dire quanto tempo sarebbe passato prima che finisse di nuovo in prigione oppure uccisa? Meritava un po' di tabacco da fiuto.
Stavo pensando che un giorno, nel giro di qualche anno, avrei rimandato al negoziante un dollaro in una busta, spiegando che il senso di colpa aveva dominato ogni momento della mia vita, quando mi ritrovai a guardare un ritratto della Madonna Nera. Intendo non un ritratto di una qualunque Madonna Nera, ma proprio lo stesso identico già appartenuto a mia madre. Mi fissava dall'etichetta di una dozzina di barattoli, su cui era scritto MIELE DELLA MADONNA NERA.

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Infilai una moneta nella fessura e presi un giornale, chiedendomi se l'articolo non fosse all'interno. Insieme a Rosaleen sedetti a terra in un vicolo e guardai ogni pagina. Pieno di Malcom X, Saigon, Beatles, tennis a Wimbledon, e un motel di Jackson, Mississippi, che aveva preferito chiudere piuttosto che accogliere ospiti negri, ma nulla su me e Rosaleen.
A volte viene voglia di mettersi in ginocchio a ringraziare Dio in cielo per la scarsità di informazioni su quanto accade nel mondo.

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La donna si spostava lungo una fila di cassette bianche che costeggiavano il bosco vicino alla casa rosa, così rosa che quando distolsi gli occhi mi rimase all'interno della palpebra una macchia luminosa. Alta, vestita di bianco, portava un casco coloniale con veli che le coprivano il viso e le ammantavano spalle e schiena. Sembrava una sposa africana.

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Alcune persone posseggono un sesto senso, mentre altre ne sono del tutto prive. Io credo di averlo, perché nel momento stesso in cui misi piede in quella casa sentii un brivido sulla pelle, una corrente che mi risaliva la spina dorsale per poi scendere lungo le braccia, fino alla punta delle dita. Ero praticamente raggiante. Il corpo capisce le cose molto prima che le afferri la mente. Mi chiesi cosa sapesse il mio corpo che a me ancora sfuggiva.

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In quel momento amavo e odiavo me stessa. Questo mi faceva provare la Madonna Nera, il senso della mia grandezza e della mia indegnità insieme.

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La prima settimana da August fu una grande consolazione, un sollievo assoluto. Di tanto in tanto il mondo te la concede, una breve tregua: al suono della campanella ti rifugi nel tuo angolo del ring, dove qualcuno si prende amorevole cura della tua vita massacrata.

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Ho notato che scrutando attentamente gli occhi di una persona i primi cinque secondi che ti guarda, per un attimo si vedeno trasparire i suoi veri sentimenti. Gli occhi di June assunsero un'espressione fosca e dura quando si posarono su di me.

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"Le storie devono essere raccontate, altrimenti muoiono, e quando muoiono, noi non ricordiamo più chi siamo e perché siamo qui."

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La parola impossibile è un grande ceppo buttato sulle fiamme dell'amore.

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La gente non si rende conto di quanto siano intelligenti le api, ancor più dei delfini. Le api conoscono tanto bene la geometria da costruire file e file di esagoni perfetti, angoli così precisi da far pensare che siano stati tracciati con il righello. Prendono il semplice succo dei fiori e lo trasformano in una cosa che ogni persona al mondo adora spalmare sui biscotti. Avevo constatato di persona che cinquantamila api impiegano quindici minuti buoni per trovare quei telai vuoti che August lasciava in giro perché li ripulissero, comunicandosi la scoperta in una sorta di progredito linguaggio apesco. Ma la loro qualità principale è l'operosità: si ammazzano di lavoro. A volte viene voglia di dire loro: "Rilassatevi, godetevi un po' la vita, lo meritate".

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"Oh, Signore. Ci siamo" commentò Rosaleen.
June sbuffò, mentre August scosse la testa, e per la prima volta nella vita mi venne in mente che alla pigmentazione della pelle si dava un'importanza esagerata, e che negli ultimi tempi pareva che tutto il resto dell'universo girasse intorno a quel problema. Dalla chiusura della scuola per le vacanze, non si faceva che parlare del colore della pelle. Ne ero stufa a morte.

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Lui chiuse il taccuino e piegando il dito verso di me mi fece segno di seguirlo alla porta. Una volta fuori, mi disse: "Segui il mio consiglio. Telefona a tua zia e dille di venirti a prendere, anche se non è ancora completamente guarita. Queste sono persone di colore. Capisci cosa intendo?".
Aggrottai la fronte. "No, signore. Temo di no."
"Intendo semplicemente che non è naturale, che non dovresti... be', umiliarti."
"Ah."
"Tornerò presto, e fai in modo che non ti ritrovi ancora qui. D'accordo?" Sorridendo, mi posò la mano gigantesca sulla testa come fossimo due bianchi legati da un'intesa segreta.

(...)

"Ha proprio un bell'aspetto, non trovate?" commentò Mabelee.
Queenie sbuffò. "Se è così, dovrebbero metterla in mostra allo sportello drive-in dell'agenzia di pompe funebri."
"Oh, Queenie!" protestò Mabelee.

(...)

Probabilmente ci sono uno o due momenti, nella vita di ognuno, in cui si sente uno spirito scuro che mormora, una voce che proviene dal centro delle cose. Avrà lame al posto delle labbra e non smetterà prima di aver detto quella cosa segreta che sta al cuore di tutto.

(...)

Riempì due bicchieri di acqua gelata di frigo. Li portammo nel portico, dove gustammo piccoli sorsi di freschezza sedute sul dondolo, ascoltando il cigolio delle catenelle. Stupefacente quanto sia rasserenante quel suono.

(...)

Si crede di voler sapere qualcosa, e poi, quando lo si sa, si pensa come fare a cancellarlo dalla mente. Da quel momento, quando la gente mi chiedeva cosa avrei voluto diventare da grande, avrei risposto: "Priva di memoria".

(...)

Potendo scegliere, preferivo qualcuno che capisse la mia situazione, pur non essendo in grado di porvi rimedio, anzichè il contrario. Sono fatta così.

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