Tutto ciò che delle mie letture mi incuriosisce, mi emoziona, mi fa arrabbiare, mi fa sorridere, mi porta via, mi resta addosso per tanto tempo. Come la forma dell'intreccio della paglia. A gambe nude, d'estate.

domenica 26 maggio 2013

Da "Gli altri fantasmi", di Maurizio de Giovanni (Edizioni Spartaco, 2012)




da "Le anime di Napoli"

Alcune città sono sedimentarie: i tempi e le generazioni non scompaiono ma rimangono ostinatamente a convivere con i nuovi, retrocedendo nell'ombra e non rinunciando a manifestarsi appena possibile. Continuano a rimanere attaccati alla vita ripetendo quello che hanno da dire, vivendo delle proprie passioni e mischiandosi ai vivi in modo da non poter essere distinti da essi.

(...)

da "La canzone di Filomena"

DONNA Ci fu un giorno in cui c'erano vento e pioggia, come in questa eterna notte il cui urlo disperato ascoltiamo da dietro le porte sbarrate. Filomena aveva trovato da mangiare tra i rifiuti di una piccola trattoria; non aveva dovuto camminare molto, ma i geloni ai piedi nudi la costringevano a fermarsi spesso.
Aveva trovato riparo in un portone, aspettava che la pioggia si calmasse. Ai più piccoli badava il fratellino, un altro vecchio di dieci anni che aspettava affamato il suo ritorno.
Nel portone, a terra, un cumulo di stracci maleodoranti. Filomena ci si sedette sopra, alla ricerca di un posto asciutto e caldo; quando ci si appoggiò, dal cumulo uscì un flebile lamento. Nella penombra, tremante sotto gli stracci, c'era una vecchia. Altri si sarebbero spaventati, di fronte al volto straziato dalle rughe e dalle piaghe, alle mani orrendamente deformate dall'artrite, ai pochi ciuffi stopposi che uscivano dal fazzoletto sporco che le copriva la testa; ma la bambina, che non piangeva e che vedeva la morte ogni giorno e quasi tutte le notti, non conosceva la paura.
La vecchia allungò una mano. La bambina riconobbe lo sguardo della fame e della disperazione; la donna sarebbe morta presto. Ebbe pena di lei, sorella di fame e di dolore. Prese un pezzo del suo pane, lo masticò un po' come faceva per i fratelli più piccoli, senza denti come la vecchia, e glielo fece mangiare. Un poco alla volta, la mano adunca posata sul suo braccio ad accompagnarne debolmente il gesto, il vento che continuava a urlare, il torrente di pioggia che portava rifiuti verso un mare irraggiungibile, appena fuori il portone. Il tempo sembrava fermo.
Alla fine la vecchia fermò la mano della ragazza, sazia delle poche briciole; rimasero così nell'urlo della pioggia, a parti invertite, la vecchia bambina che nutriva la bambina vecchia.

(...)

da "Storia di Papo e Bimbomio
... dell'uomo con il cappello e del ponte"

PAPO Sembra incredibile, ma a un certo punto il dolore cala; e tu senti il bisogno di uscire. Non è un fatto buono. Il dolore fa compagnia, ti abitui al morso feroce della bestia che hai dentro, ti fa calore. È sempre una cosa che viene da lui, da Bimbomio; anzi, è l'unica cosa che ti resta. Quando se ne va lascia un cratere senza fondo, un mare di silenzio che urla e non dà pace. Ma se ne va, e tu lasci il buio confortevole della nicchia che ti sei scavato con le unghie in mezzo alle cose tue e devi uscire.

(...) PAPO Cammino per ore, pioggia o sole che ci sia, freddo o caldo. Cammino per strade che non conosco, sfiorando persone frettolose, cariche di pacchi e di pensieri, e non riesco a credere che non capiscano, che non si fermino di fronte a me, la mano sulla bocca, gli occhi spalancati sul baratro della mia sofferenza. Ma non si vede nel mio sguardo? Non si capisce dai miei lineamenti, dai capelli sporchi attaccati alla fronte, dalla camicia male abbottonata? Dalla barba di tre settimane, dalle borse sotto gli occhi, dalle scarpe slacciate? Non si capisce che ho perso Bimbomio, che non lo sentirò più sussurrare nel sonno, che non capirò più se ha fame o freddo prima che lo capisca lui stesso?

BIMBOMIO ... e allora tu mi chiami Bimbomio. Tutti dicono Marco, ma il mio vero nome è Bimbomio. Lo sappiamo solo io e te, Papo. Un sacco di cose, le sappiamo solo io e te.

PAPO Ma nessuno lo capisce. È strano, se ci pensate: un dolore che ti divide la vita, un precipizio sull'orlo del quale cammini in punta di piedi, come se il rumore potesse svegliare te stesso.
Un tuono continuo nelle orecchie, e nessuno che lo senta.

(...) BIMBOMIO Sai, Papo, oggi a scuola mi hanno detto: povero Marco, ché non hai la mamma. Io allora ho chiesto: ma la vostra mamma fa per voi questo e quest'altro? e ho detto le cose che fai per me ogni giorno. E sai, Papo? Nessuna mamma le fa, queste cose. Allora, io, sai che ho risposto? Poverini voi, ho risposto.

(...)

da "La casa è il mio regno"

UOMO Tu lo sai, Loris: la casa per ogni uomo è il suo regno. Uno ci ha le cose sue, piccole ma importanti; si ritrova negli oggetti, negli spazi. Saranno pure manie, ma io per esempio mi sento bene solo a casa mia, a fare le cose che so fare. Il caffè, per esempio.

(...) UOMO Mi chiedo perché. Non perché me la sia presa, ma perché sia andata a finire così. Quando la vidi per la prima volta... Non so come sia tra voi pappagalli, Loris, ma tra uomini e donne funziona così: appena la vedi, la donna con cui vuoi passare la vita, lo capisci immediatamente. Io ero andato a questa festa, sai, non è che uscissi poi tanto spesso, ma quella volta, guarda il destino, ci ero andato. I miei fratelli mi sfottevano, sei un cadavere, non esci mai; e io, pur di farli stare zitti, avevo accettato il loro invito e ci ero andato. Insomma, a un certo punto la vedo. Non che spiccasse, piccolina com'è; ma aveva qualcosa, sì, qualcosa che aveva solo lei. E io capii, che o era lei o non sarebbe stata nessuna. Magari quel giorno avessi avuto la febbre. 

5 commenti:

  1. Ciao Daria,
    quando vengo da te mi soffermo sempre a leggere qualcosa...piluccare, certa di trovare sempre qualche emozione.
    Questa volta ho un dono per te, un premio che spero tu gradirai ti aspetta nel mio blog.
    Un grande saluto
    Marilena

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  2. Ciao Daria,
    quando passo da te sono certa di trovare sempre pagine di intense emozioni.
    Ti invito nel mio schiaccianoci dove troverai un premio per il tuo blog e ti saluto con simpatia:-)
    Marilena

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  3. Ciao Marilena!
    Grazie mille per i complimenti! Sei sempre gentilissima.

    Un premio? Volo subito sul tuo schiaccianoci!

    Grazie grazie e un abbraccio,
    Daria

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  4. Sono ancora io per darti brevemente le indicazioni per postare il tuo meritatissimo premio.Di solito si copi e incolla il post nel proprio post editor , cambiando i destinatari e, volendo, modificando la descrizione.
    Come dico nel mio post, io preferisco scegliere un solo blog in modo mirato, ma ognuno può interpretare le regole come meglio crede.In proposito ti invito a leggere questi due post della scorsa estate e i relativi commenti riguardo ai premi virtuali

    http://schiaccianoci1.blogspot.it/2012/11/un-premio-grazie-ma.html

    http://schiaccianoci1.blogspot.it/2012/11/libero-premio-in-libero-blog.html

    Saluti cari e in bocca al lupo per altri premi al tuo interessante angolo letterario:-)
    Marilena


    PS: mi permetto di farti presente che le parole di verifica disincentivano i commenti

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  5. Grazie mille per tutto! Il tuo consiglio è prezioso ed ho impostato per bene la sezione commenti. ;-)

    Da oggi a venerdì, causa lavoro, purtroppo non avrò il tempo da dedicare come si deve al post, ma ho già in mente chi premiare!

    Appena pubblicato, te lo segnalerò!

    Buona giornata e crepi il lupo!
    Daria

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