Tutto ciò che delle mie letture mi incuriosisce, mi emoziona, mi fa arrabbiare, mi fa sorridere, mi porta via, mi resta addosso per tanto tempo. Come la forma dell'intreccio della paglia. A gambe nude, d'estate.

domenica 19 maggio 2013

Da "Semplicemente ho dimenticato un elefante nel taschino", di Francesco Tricarico (Bompiani, 2009)



da "Circa l'invisibile"

L'Invisibile è la speranza là dove il visibile non te ne dà.

(...) L'Invisibile è l'antidoto al visibile.

(...)

da "La sonnambula"

Tutto cominciò quella notte. La incontrai: fu amore al primo sguardo. Lei era bella come mai bellezza vidi prima; una luce interiore splendeva nei suoi occhi, al di là di ogni possibile comprensione umana. Quella stessa notte facemmo l'amore, svegliammo un prete e celebrammo le nostre nozze. Lei era una regina; lei ora era la mia regina.
La mattina ci svegliammo nel letto e io la guardai. Le dissi: "Ti amo." Lei mi guardò e mi disse: "Chi sei?" Lei era sonnambula. La Sonnambula.

(...) Voce di popolo, voce di verità. Voce di verità, voce di menzogna, poiché, come si sa, una menzogna ripetuta diventa verità per il popolo.

(...) La follia... il genio... Tra il genio e il folle, ciò che cambia è il successo.

(...) "Non so se baciarti o schiaffeggiarti..." Poi mi diede un bacio e una carezza. Poi le diedi un bacio.
Chi di spada ferisce di spada perisce.

(...) Oggi sono molto felice. Non rinnego ciò che ho detto ieri, ma penso a come possano cambiare gli stati d'animo quando ci si ama, si ama e ci si sente amati. Un senso di compassione, di condivisione, che dà felicità e fa tornare l'entusiasmo per la vita. Quando stavo là pensavo di aver visto l'inferno, ma ora capisco che l'inferno ancora non l'avevo visto. Sono un sopravvissuto per vivere; per sopravvivere mi sono chiuso in un guscio come una tartaruga.

(...) Chi ben inizia è a metà dell'opera. Per rilassarti devi fare quello che hai voglia di fare. Non pensare che lei ti comprenda del tutto, ma comprenditi tu. Chi ben inizia è a metà dell'opera.

(...)

da "Paesaggio innevato"

Se ti vedessi ora e non ti conoscessi, cosa penserei di te? E tu di me?

(...) Se parli sempre di te e non ascolti mai gli altri, come puoi pretendere che qualcuno voglia stare con te? Allungagli una mano, porgile una mano. Allungale una mano, porgigli una mano. Può piacerti o no, ma chi è su quel palco ha una storia, ha un cuore.

(...)

da "Il segreto"

Prendere una forma vuol dire rinunciare a tutte le altre.

(...) Un raggio di sole scaldava la stanza rendendo possibile restare in maglietta, permettendo così alla pelle di respirare e alla mente di gioire dinnanzi all'approssimarsi della bella stagione e dell'estate. Il sole che permette di vedere tutto ma non si può vedere, non si può guardare. Ricorda Dio, un po', questo sole.

(...)

da "L'invisibile"

Lei gli disse, dopo il primo sorso di caffè: "Penso che mi uccideranno, e a dir la verità penso che uccideranno anche te, bell'uomo."
Così disse lei col suo solito sorriso triste e felice allo stesso tempo, e con uno sguardo che dire affascinante e magnetico è poco, troppo poco.
"Lo penso anch'io," disse lui con un sorriso consapevole e con lo sguardo perso nel nulla di tutto ciò che di visibile vi era attorno (senza paura alcuna).
"La nostra ricerca è andata troppo in là, ci siamo spinti dove non dovevamo e loro lo sanno," continuò lui. "Pensa se il mondo sapesse che il sorriso è la medicina più efficace, che ognuno di noi può fare miracoli, che si può guarire da ogni malattia ma, soprattutto, pensa se il mondo sapesse che noi siamo riusciti a sintetizzare questa scoperta in una molecola, la RH4. Pensa se un malato di cancro, al quale i medici danno pochi mesi di vita e dal quale i medici guadagnano enormi quantità di denaro, prendendo una sola semplicissima pillola da quattro grammi di RH4 tornasse a stare bene in un batter di mani."

(...)

da "Una storia scritta male"

Cosa fanno milioni e milioni di persone ogni mattina? Bevono il caffè.
Come fare a controllare milioni e milioni di persone? Drogando il caffè, così che essi facciano ciò che noi vogliamo, inducendoli alla depressione o all'eccitazione a seconda dei momenti, a seconda delle esigenze. Crederanno sia un piacere, non capiranno che è la loro inesorabile condanna.
Si svegliò alle cinque e mezzo del mattino, andò in cucina, prese la moka, la riempì di acqua (e) poi mise il caffè nell'apposito contenitore, avvitò il tutto e mise la caffettiera sul fuoco. Di lì a poco sarebbe stato pronto, di lì a poco avrebbe bevuto una buona, innocente tazza di caffè nero.
Pensava a quel piccolo grande piacere e a come si sentisse perso senza di esso, e a come prima di berlo non riuscisse a fare niente, neanche a dare un bacio al suo amore, neanche a telefonare al suo grande amore.
Per un attimo pensò che se qualcuno avesse voluto controllare milioni e milioni di persone, di uomini, avrebbe potuto farlo drogando il caffè a proprio piacimento a seconda delle esigenze, e ricordò come non si desse il caffè ai bambini.
Ricordò com'era prima di bere il caffè, ma ricordò che i suoi ricordi non erano precedenti a prima di bere il caffè. Non ricordava le sensazioni del suo corpo prima di bere il caffè. Pensò che ormai era da circa trent'anni che beveva caffè e forse uno o due giorni non ne aveva bevuto.
Pensò a quale disastro o catastrofe avrebbe potuto fare nella sua mente e nel suo corpo una droga presa per così tanto tempo con così meticolosa costanza. Rabbrividì e pensò che, se così fosse stato, se una verità così fosse stata detta, chi l'avrebbe detta sarebbe stato eliminato in un attimo.

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