Tutto ciò che delle mie letture mi incuriosisce, mi emoziona, mi fa arrabbiare, mi fa sorridere, mi porta via, mi resta addosso per tanto tempo. Come la forma dell'intreccio della paglia. A gambe nude, d'estate.

domenica 2 giugno 2013

Da "La crespa Cornelia", di Henry James (Sellerio editore Palermo, 1998)




L'invariabile novità che emanava da ogni cosa all'intorno avrebbe offuscato, a dire il vero, quel buonumore, mettendolo a dura prova; la dimora di Mrs Worthingham, dinanzi alla quale s'era fermato, aveva la lucentezza del denaro nuovo, il bagliore d'una moneta fior di conio che risuona per la prima volta su un bancone, e che per questo sembra meritare, in una transazione, qualcosa di più dell'effettivo valore.
Ciò non poteva che esser ancor più vero se riferito all'impressione d'un osservatore iniziato e partecipe. E una volta che il nostro amico fu fatto entrare, mentre ancora si trovava nell'atrio, il senso di quella generale lucente immediatezza, d'un urto il cui fragore non era sopito, gli parve forse più intenso che mai. Emanava da ogni angolo come il tratto di maggior interesse, e con un candore di cui non aveva mai - no di certo - visto l'uguale; ogni singolo lussuoso oggetto gli gridava col suo ingenuo orgoglio di essere appena "giunto a casa". Accolse la visione con qualcosa di simile alla smorfia che si produce sul volto di chi senza indossare occhiali da sole passa dalla penombra a un bagliore accecante; e se in quell'attimo gli avessero scattato un'"istantanea" (poteva benissimo accadere) avrebbe mostrato come primo tributo al tempio dell'incantevole Mrs Worthingham un'espressione cupa, quasi d'angoscia. Non portava per temperamento, possiamo subito spiegare a sua discolpa, occhiali da sole; e New York lo condannava alla frequente violenza di simili transizioni, con cui doveva fare i conti ogni volta che usciva, per così dire, da se stesso. Il culmine dell'interesse, secondo il suo gusto, era dato dalla storia, dalle suggestioni acquisite e conquistate, dalle associazioni, in breve; cosicché viveva di preferenza, senza alcun dubbio, se non in una fitta oscurità, che avrebbe ecceduto i suoi mezzi e il suo stato d'animo, perlomeno tra oggetti e immagini che rivelavano il tono del tempo.
 
(...)
 
Grazie a un felice colpo di mano s'era impadronito della più preziosa, della meno oscura tra le cose che gli frullavano intorno al capo, sfiorandogli le orecchie. Ciò che voleva - e che avrebbe giustificato ai suoi occhi un'ulteriore breve riflessione - lo ebbe dinnanzi nel momento in cui si disse che Mrs Worthingham era priva di dati. Quasi abbracciò quella parola, che d'un tratto gli parve acquistare un significato così profondo. Priva di dati, si rese conto, per capire cosa fosse stata per lui la New York dei "suoi tempi" - quella New York che in modo così inatteso, così vivido, e (avrebbe potuto aggiungere) così perverso gli era tornata in mente perché era la stessa della povera Cornelia: in quanto lei pure aveva avuto il suo momento, anche se ora lo dava ben poco a vedere, e quel momento aveva coinciso col suo. Come si mise in cammino, Cornelia gli apparve - per contrasto e opposizione - un piccolo ma nutrito fascio di dati, e non appena questo pensiero lo sfiorò, l'impazienza di farle visita crebbe: tanto era certo di scoprire che ogni qual volta l'avesse toccata, con una pressione leggera ma risoluta, avrebbe riconosciuto - come accade all'appassionato visitatore d'antiche dimore che batte e tasta con le dita un muro deturpato da strati di carta, convinto che celi lo spigolo d'un pannello di legno - un impercettibile spessore di storia.

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