Tutto ciò che delle mie letture mi incuriosisce, mi emoziona, mi fa arrabbiare, mi fa sorridere, mi porta via, mi resta addosso per tanto tempo. Come la forma dell'intreccio della paglia. A gambe nude, d'estate.

domenica 19 agosto 2012

Da "Norwegian Wood", di Murakami Haruki (Einaudi, 2006)




LA MORTE NON È L'OPPOSTO DELLA VITA,
MA UNA SUA PARTE INTEGRANTE.

Tradotto in parole suona piuttosto banale, ma allora non era così che lo percepivo, ma come un grumo d'aria presente dentro di me.


(...)
  
Trascorsi la primavera dei miei diciott'anni sentendo dentro di me quel grumo d'aria. Però allo stesso tempo mi sforzavo di non prenderlo troppo sul serio, perchè intuivo vagamente che prendere le cose sul serio non sempre significa avvicinarsi alla verità. Continuavo a muovermi in quell'angosciosa antitesi, in un infinito circolo vizioso. A pensarci adesso furono davveri dei giorni strani. Nel pieno della vita tutto ruotava attorno alla morte.

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Avevo preso l'abitudine, ogni volta che me ne veniva voglia, di prenderlo dallo scaffale, aprirne una pagina a caso e di leggere per un po' a partire da quel punto, e devo dire che mai, nemmeno una volta, mi deluse. Non c'era una sola pagina che presa a sé risultasse noiosa. Lo trovavo meraviglioso, e mi sarebbe piaciuto comunicare agli altri questo senso di meraviglia. Ma attorno a me non c'era una sola persona che avesse letto Il grande Gatsby, e nemmeno che fosse potenzialmente interessata. Nel 1968 Fitzgerald non era forse considerato reazionario, ma certo non era neanche uno degli autori raccomandati.

(...)

- È una cosa che odio, stare tutto il giorno a casa ad aspettare che il telefono squilli. A stare da sola così, ho la sensazione che il corpo poco a poco vada a male. Imputridisce sempre di più e si scioglie fino a diventare un liquido verdastro, poi questo liquido viene inghiottito dalla terra, e alla fine non rimangono che i vestiti. Ecco che effetto mi fa stare una giornata intera bloccata ad aspettare.

(...)

Usciti dal boschetto ci ritrovammo su un lieve pendio dove alcune casette di legno a due piani dalla strana atmosfera erano disposte in modo irregolare. Sarebbe difficile spiegare esattamente in che cosa consistesse la loro stranezza, eppure era proprio quella la prima inequivocabile impressione. Assomigliava alla sensazione che spesso proviamo di fronte a un quadro in cui l'irrealtà è rappresentata in modo accattivante. Pensai che se Walt Disney avesse provato a trarre un cartone animato dai quadri di Munch il risultato sarebbe stato qualcosa di simile. Gli edifici avevano tutti la stessa forma ed erano verniciati con lo stesso colore. La forma era vicina a quella del cubo, a destra e a sinistra avevano porte d'ingresso simmetriche e avevano molte finestre. Tra una casa e l'altra c'era una stradina tutta curve identica a un percorso simulato per le lezioni di guida. Davanti a ogni casa c'erano piante di fiori tenute con molta cura. Non si vedeva un'anima, e tutte le tende alle finestre erano chiuse.

(...)

Il cielo era di un azzurro perfetto, solo interrotto, in alto, dalle sottili macchie di alcune nuvole che sembravano prove di colore fatte con la pittura bianca.

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