Ho telefonato a mia madre se le serviva qualcosa. Mentre stavo a parlare con lei, è suonato il citofono.
"Mò ti lascio," ho detto "ci sta Enzuccio".
Ho premuto il bottone del citofono. Ho aspettato di sentire l'ascensore che si avviava e ho aperto. Mi sono nascosta dietro alla porta, che ogni volta lo aspetto così, da quando siamo sposati. Mi sembra un po' da scemi ormai, che teniamo un'età, però penso che se non lo faccio porta male e capita qualche disgrazia.
L'ascensore è arrivato al piano. Ho sentito che si apriva. E i passi suoi sul pianerottolo.
"Ciuciù sono io".
Ha spinto la porta.
"Dove sta Ciuciù l'amore mio?" ha detto col tono allegro che tiene sempre. Ha chiuso la porta. Ha fatto un poco la scena che mi cercava e quando mi ha vista, ha detto:
"Ciuciù, e che ci fai qua dietro?".
Ha posato la borsa per terra, mi ha abbracciata e mi ha baciata sulla bocca.
Come ogni martedì.
Come ogni martedì da tredici anni.
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